lo Zosteropo indiano di Paolo Eoli

La famiglia Zosteropidae comprende un gran numero di specie, distribuite in Africa, Asia meridionale e Australia, molte delle quali presentano un cerchio di piume attorno agli occhi (da cui il nome Zosterops, dal greco zoster - cerchio e ops - faccia, nonché il nome volgare "Uccello dagli occhiali" col quale è anche spesso chiamato).

Gli studi più recenti hanno portato a classificare 85 specie, suddivise in 12 generi, ma molti ornitologi, date le minime differenze riscontrabili, tendono a raggruppare tutti gli zosteropidi nell'unico genere Zosterops.
La specie maggiormente importata da noi è lo Zosteropo indiano (Zosterops palpebrosa) che, una volta acclimatato, diventa soggetto resistente e robusto: d'inverno, tuttavia, è bene tenerlo in ambiente chiuso e riparato, onde preservarlo da temperature troppo rigide.



Sono uccelletti vivacissimi e molto attivi: dopo un certo periodo di vita in cattività, ostentano un carattere socievole e poco timoroso.
Lunghezza 10 cm circa; sessi simili; parti superiori verdastre con sfumature giallo dorato, ali e coda verde più scuro; cerchio bianco attorno agli occhi; mento e gola giallo limone; parti inferiori bianco-grigie; sottocoda giallo. Becco nero, grigio-azzurro chiaro alla base della mandibola inferiore, e zampe plumbee.
Il becco è sottile, un po' incurvato e puntuto.
Abita tutte le zone boscose (si incontra anche nei giardini nei pressi di città e villaggi) tanto in pianura come in montagna. Specie decisamente arboricola, non scende quasi mai sul terreno.


Eccettuati i periodi dedicati alla riproduzione, in cui i maschi diventano particolarmente turbolenti e litigiosi tra di loro, gli Zosteropi indiani vivono in gruppi, spesso molto numerosi, nelle zone ricche di varia vegetazione, non associandosi di regola con altri uccelli. In cattività, però, si possono far coabitare con altri soggetti, anche di mole inferiore, ai quali non recheranno nessun disturbo.


La riproduzione avviene nei mesi più caldi dell'anno e il periodo riproduttivo varia, a seconda delle località, da gennaio a settembre oda aprile a settembre. Nel corso di una stagione allevano dúe nidiate. Dopo aver scelto un proprio territorio, ben delimitato, la coppia procede alla nidificazione. II nido, a forma di coppa, simile a un nido di Rigolo in miniatura, è generalmente sospeso alla biforcazione di un ramo, composto con steli d'erba molto sottili, ri
vestito esternamente con ragnatele, e rinforzato inferiormente con filamenti animali e vegetali. Si possono verificare, tuttavia, delle variazioni di forma, dimensioni e materiale da costruzione impiegato.

 

Anche per quanto riguarda la scelta del luogo non c'è uniformità: molti vengono costruiti nelle macchie e nei cespugli, a non più di 2 metri d'altezza dal terreno, molti su grandi alberi (i manghi sono forse i preferiti), fino ad un'altezza di circa 20 metri.
Una covata comprende normalmente dalle 2 alle 4 uova che la femmina incuba per circa 11 giorni con l'aiuto del maschio. Le uova hanno la forma di un ovale allungato, molto appuntito verso il polo più convesso; la grana del guscio è compatta ed opaca. Il colore, uniforme, è un blu pallido molto delicato (simile a quello delle uova della Passera scopaiola) o un blu-verdastro. Dopo la schiusa i piccoli vengono assistiti e imbeccati dai genitori per una ventina di giorni. Una volta indipendenti i giovani se ne vanno subito per conto loro, anche perché i maschi verrebbero perseguitati dal padre che in essi vede dei "rivali" per il possesso della propria femmina.

Nella stagione delle cove i maschi cantano ininterrottamente ed il canto è breve e dolcissimo. Inizia così debolmente da risultare appena percettibile ed aumenta sempre più di intensità fino a diventare quasi aspro, quindi viene ripetuto senza alcuna variazione.
I n cattività si riproducono più facilmente se vengono ospitati in una ampia voliera esterna, ricca di piante, dove le condizioni di vita sono oiù simili a quelle riscontrabili in natura. L'impossibilità della maggior parte degli amatori di offrire loro tali condizioni è la ragione per cui i casi di riproduzione captiva non sono molto frequenti.

Il primo caso di riproduzione in cattività è stato registrato nel 1911 ad opera dell'inglese Wesley T. Page, di Mitcham, nel Surrey.
Un altro amatore inglese ha tentato di tenere degli Zosteropi in libertà: liberata una coppia nel suo giardino, entrambi i soggetti tornavano sempre a nutrirsi col nettare contenuto in diversi sifoni.

Dopo aver costruito il nido su un pero, alla biforcazione di un ramo, i genitori si alternavano regolarmente alla cova. Un giorno il maschio scomparve e la femmina restò sola a provvedere ai piccoli che nel frattempo erano nati. Siccome l'amatore aveva un altro maschio in voliera lo liberò e, contrariamente alle previsioni pessimistiche, questo prese il posto del padre scomparso. Come risultato, un giovane raggiunse l'età adulta.L'alimentazione è molto varia, in conseguenza dei diversi luoghi che frequentano e secondo le stagioni.
Si cibano sia di insetti, formiche e loro uova e larve, sia di sostanze vegetali, come germogli e semi, frutta, bacche e nettare di fiori.
Ai soggetti captivi si può somministrare un buon pastoncino per insettivori, inumidito con acqua o latte e integrato con miele (ottimo, in tal senso, l'Universal Food). Appetiscono molto volentieri la frutta dolce e matura, con particolare predilezione per banane, pere, mele, fichi nonché arance e qualche chicco d'uva.


Accettano pure volentieri l'uovo sodo: si possano comunque utilizzare a tale scopo i consueti pastoncini o biscotti all'uovo per canarini, inumidendoli con acqua zuccherata o mielata.

Quanto agli insetti, gradiscono molto i moscerini della frutta, tuttavia non disdegnano qualsiasi altra sorta di animalucci, ivi comprese le comuni tarme della farina, purché di taglia minuta.

Nel periodo estivo, poi, se ospitati in voliere esterne e con vegetazione, troveranno agevolmente molte specie di insetti che catturano con notevole abilità: al tempo stesso, contribuiscono così ad effettuare una perfetta opera di disinfestazione delle piante, liberandole dagli afidi. Non si deve far mancare loro, infine, una vaschetta di acqua fresca e pulita nella quale, come tutte le specie insettivore mostrano di gradire, effettueranno il bagno.

Così allevati, gli Zosteropi indiani si rivelano, nonostante la piccola taglia, uccelli molto resistenti e in grado di vivere parecchi anni in cattività.







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